Duomo di Arezzo - Guida Turistica

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.: IL DUOMO
 Sopraelevata su una scalinata cinquecentesca, la Cattedrale di Arezzo e' un'imponente costruzione gotica iniziata alla fine del XIII secolo e termianta all'inizio del Cinquecento. La facciata neogotica e' di inizio Novecento. L'interno e' a tre navate di vaste proporzioni ed e' caratterizzato dallo slancio ascensionale dei pilastri, degli archi e delle volte ogivali, nonche' dalle grandi vetrate istoriate, in gran parte opera di Guillaume de Marcillat. Nella navata sinistra e' da ammirare l'affresco della Maddalena di Piero della Francesca.
 A sinistra dell'entrata, in prossimità della sfarzosa Cappella della Madonna del Conforto, è collocato il monumento sepolcrale dello scienziato aretino Francesco Redi, su cui è scolpito lo stemma di famiglia. Sopra la cassa di marmo si trova il busto dello scienziato..
 Le vicende legate ai destini del corpo di Redi sono ancora oggi enigmatiche. Redi morì in seguito ad un attacco apoplettico durante la notte del 1° marzo 1697 a Pisa, dove si era recato con la Corte medicea. Dopo l'autopsia, richiesta dallo stesso Granduca Cosimo III, fu imbalsamato. Il corpo fu poi trasportato ad Arezzo e tumulato con grande solennità nella Chiesa di San Francesco, secondo una sua richiesta testamentaria. Nel 1812, durante la municipalità napoleonica, fu ipotizzato di trasformare la chiesa di San Francesco in un teatro. Preoccupato dei destini della salma, Francesco Saverio, pronipote di Redi, fece trasferire il monumento sepolcrale nel Duomo, ma, dopo questo ultimo trasporto, del corpo si perse ogni traccia e, nonostante accurate ricerche di studiosi di storia locale, è oggi impossibile sapere dove riposino i resti mortali del medico aretino.
L’interno  L’interno è diviso in tre maestose navate da alti pilastri polistili, che assieme agli archi ogivali conferiscono all’insieme un forte slancio ascensionale; notevoli le vetrate a colori, in gran parte opera di Guglielmo de Marcillat (XVI sec.). Da segnalare, nella navata destra., il gotico sepolcro di Gregorio X (XIV sec.) e la cappella Tarlati (1334); sopra l’altare maggiore l’Arca di S. Donato, opera di artisti aretini, senesi e fiorentini del XIV sec.; nella navata sinistra. il prezioso affresco di Piero della Francesca raffigurante la Maddalena (1465?) ed il Cenotafio di Guido Tarlati (1330). L’ampia cappella della Madonna del Conforto, opera dell’ultimo Settecento, contiene terracotte robbiane. Annessi alla cattedrale i locali del Museo Diocesano e dell’Archivio Capitolare.
Santa Maria Maddalena
 Più o meno nello stesso tempo durante il quale lavorava alle scene finali del ciclo di San Francesco, Piero ebbe un'altra importante commissione ad Arezzo: l'affresco di Maria Maddalena nella Cattedrale. Questa monumentale figura fu creata a larghe campiture di colori brillanti, in maniera molto simile alla pittura veneta del XVI secolo. Sebbene attento a questo nuovo uso del colore Piero si concentra anche sui dettagli, al pari dei suoi lavori maturi, come nella luce brillante che si riflette sulla piccola bottiglia e i capelli, dipinti uno per uno sulle solide spalle della Santa. L'affresco è situato nella cattedrale vicino alla porta della sacrestia.
Santa Maria Maddalena Madonna del Parto
 L'altissima spiritualità che emana dalla Vergine Madre si mostra dietro le pesanti cortine, sollevate da due angeli con calibrato, simmetrico gesto: turris eburnea e mater amabilis, sorpresa nell'evidenza di un tabernacolo che è anche cupola e tenda nel maturare del miracolo. Dio si incarna, diventa natura: il ventre ricolmo gonfia la veste, la mano sinistra ne bilancia il peso, la destra ne protegge il Frutto divino. La natura sacra e rituale dell'immagine è ancor più enfatizzata dal fatto che gli angeli sono ottenuti dallo stesso cartone, con disposizione speculare
Tomba del Vescovo Guido Tarlati
La Cappella
 I lavori su un ciclo di affreschi nella Cappella Maggiore della chiesa di San Francesco erano già stati iniziati nel 1452 quando Piero della Francesca visitò la città. Il pittore fiorentino Bicci di Lorenzo lavorava nella cappella quando morì nel 1452, lasciando la decorazione della stessa appena accennata. Piero probabilmente cominciò a lavorare dopo la morte di Bicci, ricoprendo in pochi anni le pareti della cappella gotica con i più moderni e avanzati (in termini di prospettiva) affreschi che il XV secolo italiano avesse mai creato.
 Il crocifisso con San Francesco, del XIII secolo, era già nella chiesa quando Piero della Francesca affrescò la cappella; recentemente è stato posizionato sopra l'altare maggiore.
L'affresco
 Il soggetto delle storie illustrate da Piero è tratto da un testo del XIII secolo di Jacopo da Varagine, La Legenda Aurea, che racconta la storia miracolosa del legno della Croce di Cristo.Tomba del Vescovo Guido Tarlati
 La storia narra come Adamo, dal suo letto di morte, abbia mandato il proprio figlio Set presso l'Arcangelo Michele, come questi gli diede alcuni semi dell'albero del Peccato Originale da mettere nella bocca del padre al momento della morte. L'albero nato sulla tomba del patriarca viene poi abbattuto dal Re Salomone e il suo legno, inutilizzabile per qualunque cosa, verrà utilizzato come ponte. La Regina di Saba, nel suo viaggio per incontrare Salomone e in procinto di attraversare quel ponte, ha la visione che il Salvatore verrà crocifisso con quel legno. Invece di attraversarlo si inginocchia ad adorare quel legno. Quando Salomone scopre la natura del messaggio divino ricevuto dalla Regina di Saba ordina che il ponte venga rimosso e il legno sepolto. Ma il legno viene ritrovato e, dopo un secondo messaggio premonitore, diventa lo strumento della Passione. Tre secoli più tardi, prima di affrontare Massenzio nella battaglia di ponte Milvio, l'Imperatore Costantino fa un sogno che gli indica di combattere nel nome della Croce per vincere il nemico. Dopo la vittoria, la madre di Costantino Elena va a Gerusalemme per recuperare il legno miracoloso. Nessuno sa dove sia la reliquia della Croce, tranne un ebreo chiamato Giuda. Giuda viene torturato in un pozzo e rivela il nome del tempio dove sono conservate le tre croci del Calvario. Elena ordina la distruzione del tempio; vengono trovate le tre croci e la Vera Croce viene riconosciuta perché provoca una miracolosa resurrezione. Nell'anno 615 il Re persiano Cosroe trafuga il legno per arricchire la sua collezione di oggetti di culto. L'Imperatore d'Oriente Eraclio muove guerra al Re persiano e, dopo averlo sconfitto, ritorna a Gerusalemme col Legno Sacro. Ma un prodigio divino impedisce all'Imperatore di entrare trionfalmente in Gerusalemme. Così Eraclio, messe da parte tutte le forme di pompa e magnificenza, entra nella città portando la Croce, in gesto di umiltà, sull'esempio di Gesù Cristo.